19 giugno 2021

The Catenary Wires - Birling Gap ALBUM REVIEW

Quando si parla dei Catenary Wires, è praticamente impossibile non dichiarare subito il formidabile curriculum dei due titolari della band, Amelia Fletcher e Rob Pursey, dai Talulah Gosh in giù. 
In verità, quando si tratta di artisti così "importanti" per la storia dell'indie pop, mi fa quasi l'impressione che a loro farebbe piacere essere trattati esattamente come le tante altre band di ventenni che emergono ogni giorno e non come fenomeni catapultati da un'altra era. Se non altro perché questi due signori, che l'indie pop praticamente l'hanno inventato, possiedono oggi lo stesso entusiasmo e la stessa freschezza di quando vent'anni li avevano per davvero. E questo, beh sì, è decisamente fenomenale... 
Il Birling Gap è una scogliera bianca che sfida le onde del Canale della Manica poco a Est di Brighton, nel Sussex. E' un posto iconico - come iconici sono Fletcher e Pursey per noi appassionati del genere. I Cure, fate mente locale, ci hanno girato il video di Just Like Heaven (che, parentesi nella parentesi, forse è la mia canzone preferita di sempre). 
Rob e Amelia hanno scelto come titolo e immagine di copertina un luogo che è insieme un emblematico simbolo di resistenza e un'impronta paesaggistica che agli occhi di ogni inglese risulta immediatamente riconoscibile. Così è oggi la musica dei Catenary Wires: resistente al tempo e intessuta di una rete di rimandi e memorie talmente fitta da avvolgere tutto in un eccezionale abbraccio di contemporaneità. 
E' abbastanza vano affannarsi a cercare il C86 nelle splendide canzoni di Birling Gap. C'è, radicato nella stessa anima del songwriting di due artisti che nell''86 già erano dei modelli, ma c'è tanto altro: in definitiva un intero viaggio nel pop inglese degli ultimi sessant'anni, condensato in dieci perfetti scintillanti microcosmi che sembrano altrettante palle di vetro che contengono immagini liriche e musicali di un passato condiviso, sulle quali vortica, si agita e ricade una neve di sogni e ricordi. 
Lo stile essenziale e gentilmente punk di quel twee poi che è stato da sempre il marchio di fabbrica di Fletcher/Pursey non c'è in Birling Gap. C'è invece un'idea di canzone che qualcuno chiamerà "matura", ma che in realtà è soprattutto una ricerca di eleganza formale che conservi al centro la purezza della scrittura intelligente e timidamente catchy dei due e la esalti mettendole addosso il vestito della domenica. 
Già l'iniziale Face On The Rail Line, con la sua spettacolare, calda, raffinatissima ampiezza corale, ci fa capire che non siamo davanti ad un album in cui i due rivangano lo stesso campo del loro passato comune, ma muovono passi verso un orizzonte nuovo ed ambizioso. E' vero che nelle successive Alpine e Mirrorball c'è quella stessa dinamica dialogica male/female su cui erano costruiti gli Heavenly, ma è rivissuta nella prima in una dimensione di orchestrale mesmerica bellezza e nella seconda con uno spirito di allegria giocosa. In Always On My Mind sembra davvero funzionare alla grande quel frullatore pop di cui sono stati sempre maestri i Belle & Sebastian: armonie vocali profumate di sixties, una testiera Casio ed un chorus di sorniona leggerezza che ti si stampa subito in testa. Il Birling Gap lo troviamo racontato in Three-Wheeled Car, una vera e propria narrazione dalle tinte country-western morriconiane (sembra un pezzo dei Baustelle), che segue due vecchi amanti e la loro inglesità compiaciuta fin sulla scogliera. 
I numeri eccezionali del disco stanno però, a mio parere, nella seconda parte. Innanzitutto una tesa Liminal, che accorcia le distanze verso il dream pop liquido dei Luxembourg Signal. E poi una acustica Canterbury Lanes - la storia è quella di due attempati musicisti che vogliono tornare ai tempi d'ora della scena di Canterbury - che scintilla di nostalgia citazionista e di armonie vocali emozionanti. Cinematic, l'episodio successivo, galleggia in un ipnotico mare baluginante di una elettronica umanistica, in voluto contrasto con una parte vocale diafana. Like The Rain è, semplicemente, una canzone d'amore (che sta terminando) senza tempo, dove le voci di Rob e Amelia si fondono insieme in modo quasi commovente. Titoli di coda su The Overview Effect, con una melodia dalla forza tanto delicata quanto catartica, che tutto riempie con la sua aria di sognante romanticismo, dove le chitarre scampanellano e sfrigolano insieme in un'unico morbidissimo wall of sound che echeggia i carillon e i cembali di Phil Spector. "Can't things stay the same"? si chiedono vicendevolmente Fletcher e Pursey, a conclusione della loro personale passeggiata sulla scogliera, lasciando la risposta a noi, mentre siamo ancora incantati per tanta bellezza.
In una carriera lunga e gloriosa come quella di Amelia e Rob, The Catenary Wires sembra davvero essere l'incarnazione della maturità non solo raggiunta ma pienamente compresa, vissuta ed accettata. E Birling Gap il punto più alto di questa fase (non sarà l'ultima, ne siamo certi) del loro percorso artistico. 
Un album imprescindibile per ogni amante dell'indie pop. 

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