Poi mi è capitato, in questi giorni, di imbattermi Sympathetic Magic, che è il loro quinto album, e da subito l'ho trovato incantevole. Kyle Morton, anima di una band talmente numerosa da sembrare più una sorta di collettivo, ha scritto tutte le canzoni del disco nella solitudine di casa durante il lockdown. Le registrazioni - segno dei tempi - sono avvenute a distanza, con le varie parti suonate e poi messe insieme in un secondo tempo.
Il risultato, nonostante (o forse proprio grazie a) questa condizione eccezionale, hanno un impatto vagamente straniante: c'è, evidente, un'anima acustica essenziale al centro di ogni pezzo, ma nello stesso tempo, attorno ad essa, crescono a poco a poco arrangiamenti di elegante complessità e spiazzante bellezza, ora più nudi e intimi, ora più ampi e ricchi di strumenti diversi, pianoforte, archi e fiati. Da sempre le canzoni di Morton hanno un valore poetico anche e soprattutto nelle liriche, e quelle di Sympatetic Magic non sono certo da meno. Quello che mi pare funzioni di più e meglio è l'equilibrio del tutto, un equilibrio che sembra promanare da una fortissima esigenza di esprimere le emozioni di un momento di serena drammaticità e che ha trovato, nella collaborazione di musicisti lontani ma in fondo vicini, un moltiplicatore perfetto.
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