Chi, come me, è abbastanza vecchio per aver vissuto in diretta la stagione indie dei Novanta, si ricorderà di quante band riempissero di elettricità le cantine di mezzo mondo. Bastavano, in fondo, una chitarra, un basso, una batteria e un po' di idee, senza grandi pretese di raffinatezza produttiva.
E' per questo che, a distanza di quasi trent'anni e con una progressiva eclissi delle chitarre dalla musica pop, mi conforta non poco che giovani gruppi come i Beths o i Martha o i Remember Sports puntino oggi a quella stessa energica e preziosa essenzialità garage pop.
I Fresh, che vengono da Londra e sono arrivati al secondo album, possono stare con merito nel gruppo di testa dei "punk gentili" che abbiamo citato. Come loro amano le canzoni veloci e le chitarre che si rincorrono e sfrigolano al punto giusto. E come loro hanno un'attitudine melodica intelligente e varia, che supera con naturalezza il cliché del pezzo di un minuto e mezzo e osa creare strutture più complesse, piene di cambi di ritmo, armonie vocali e persino momenti di intimismo acustico. La bella voce di Kathryn Woods si adatta perfettamente alle variazioni di tono presenti nei dodici episodi dell'album: spontaneamente energica nei pezzi più muscolari, morbida e quasi sensuale in quelli più raccolti.
Un piccolo grande album, onesto e trascinante. Da non perdere!
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