Arrivato alla sua opera seconda, il musicista americano sembra ancora pienamente impegnato a scavare nella vena d'oro di un guitar pop gentile che un tempo è appartenuto a band come Sea Urchins, The Orchids, Another Sunny Days o Blueboy.
Le canzoni di Business Of Dreams sembrano concepite, suonate, cantate e prodotte come se dovessero finire su una cassettina della Sarah Records di allora, con un rispetto filologico per nulla pedante, anzi: le melodie sono sempre rotonde e garbate, le chitarre scampanellano sognanti, il ritmo è serenamente fluido, qualche morbido synth disegna talvolta un'atmosfera di tempo magicamente sospeso.
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