A meno di un anno di distanza dal pregevole debutto Sorry I Messed Up, gli svedesi Holy Now tornano con un nuovo EP, ben intenzionati a confermare l'ottima impressione che avevano dato all'esordio.
Lo psych pop dinamico, variegato ed ambizioso della band di Goteborg portava già impresso un notevole grado di riconoscibilità, fondato soprattutto sulle ritmiche spedite e complesse, su un sapiente lavoro sul suono delle chitarre e infine sulla personalità vocale di Julia Olander, vera anima del gruppo.
Non ci sono novità stilistiche nelle 4 nuove canzoni di Please Call Me Back, ma è evidente che gli svedesi hanno cementato ancora di più la loro intesa, rafforzando - pezzo dopo pezzo - quell' Holy Now sound di cui ci siamo innamorati al primo ascolto l'anno passato.
Bastano i cinque intensi travolgenti minuti di Dead End per farsi un'idea precisa del talento di Julia e compagni. E sono parimenti significativi gli otto (otto!) minuti di Waiting per rendersi conto di quanto gli Holy Now siano insofferenti alla dimensione canonica della three minute song, divertendosi a costruire a strati le proprie canzoni e a lasciarle libere di svilupparsi tra crescendo e potenti code strumentali, rallentamenti e riprese, in grado di parlare insieme il linguaggio dell'indie pop (con le sue chitarre jangly, con la sua sfrontatezza melodica - sentite il gran finale di Wishlist ad esempio) e quello della psichedelia.
Una forte conferma.
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