Personalmente sono sempre stato un fan dell'indie pop spagnolo. Su tutti, sono stato un fan di una band, La Buena Vida, che per talento e qualità meriterebbe di stare sullo stesso gradino dei Belle and Sebastian e dei Camera Obscura.
Esaurito il lungo tragitto artistico dei La Buena Vida (le ultime tracce si perdono intorno al 2009), il testimone passa idealmente ai Neleonard.
Diciamolo subito: Las Causas Perdidas, album di debutto della band catalana appena uscito per la Elefant, è un piccolo e inatteso capolavoro.
Nele, leader/autore/cantante dei Neleonard, è un musicista tanto dotato quanto ambizioso: scrive canzoni pop nel senso più pieno ed esteso del termine, e ha lavorato sodo con i suoi cinque compagni per costruire attorno ai suoi dodici pezzi altrettanti arrangiamenti di grandissimo effetto.
Reluces, la canzone che apre il disco, introduce subito l'ampia e ariosa visuale sonora dei Neleonard: al centro le voci di Nele e di Laura e tutto attorno un florilegio di archi, fiati, e una ritmica battente. Se un pezzo dinamico e spregiudicato come La Màs Alegre sembra uscita dalla penna dello Stuart Murdoch più ispirato (con quel sinth colorato che gli scozzesi usavano nei primi tre dischi), con Seguro Que Es Por Mì inizia una sequenza di episodi dove ritroviamo l'elegante romanticismo dei La Buena Vida di Halleluja! esaltato all'ennesima potenza: melodie di miele, archi soffici come nuvole e un'atmosfera sonora ricca di dettagli quanto di emozioni. Potremmo fare il nome - come modello musicale - dei Tindersticks, dei Divine Comedy, persino del primo Van Morrison, ma i Neleonard possiedono un loro stile personale equilibratissimo che in canzoni splendidamente luminose come Menos De Mì e Tu Fiesta trova davvero la quadratura del cerchio non solo nella sapiente abbondanza strumentale, ma soprattutto nella efficacissima dialettica delle voci, con Laura che disegna cori di armonica perfezione attorno a Nele.
C'è, diffusa qua e là nelle orchestrazioni dei Neleonard, la stessa malinconica magniloquenza dei Baustelle, ma il decadentismo esibito della band italiana è sostituito con una introspezione sempre luminosa, quella che anima pezzi gioiello come Vivir Como Ellos, Ya Ni Cuento e la conclusiva Despedida, dove l'architettura pop acustico/sinfonica di Nele e compagni raggiunge vette di leggerezza a dir poco sueggestive.
Alla fine dei 40 minuti dell'album resta, viva, piacevole e quasi sbalordita, la sensazione di essere davanti non solo ad uno dei dischi dell'anno, ma a un album davvero speciale, una piccola ma significativa pietra miliare da parte di uno dei gruppi più talentuosi della scena indie pop europea. Un disco di cui, temo, pochi si accorgeranno fuori dalla scena iberica, e sarebbe un peccato grave.
Questa non c'è nell'album (è uscita come singolo l'anno scorso) ma è un'altra delizia da non perdere:
Cosigliatissimo anche il primo EP Agosto (una canzone meglio dell'altra, Capital su tutte):
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