26 settembre 2021

The Ophelias - Crocus ALBUM REVIEW

In genere non mi capita spesso di ascoltare quello che viene chiamato "chamber pop", per quanto mi piacciano molto gli archi e abbia una lontana passione per il folk. Ho quindi ascoltato l'ultimo (terzo) album delle Ophelias un po' per caso. Ma, come sovente accade, si rimane rapiti da qualcosa che non avevamo affatto in programma.

Il quartetto di Cincinnati, Ohio, da buona band di pop da camera, utilizza un ampio spettro di strumenti sia elettrici che acustici nelle proprie canzoni, partendo da una dimensione cantautorale sostanzialmente folk (non è un caso che in un pezzo canti Julien Baker) ed allargandola di volta in volta con violino e violoncello, pianoforte, fiati e soprattutto con armonie vocali essenziali e curatissime. 

Ciò che mi ha colpito nei pezzi di Spencer Peppet e compagni è la onnipresente misurata e delicatissima ricerca di una bellezza palpitante ma timidamente trattenuta. La stessa che pervade le canzoni di altre band di genere che amo da sempre come Damon & Naomi o The Innocence Mission. La stessa in fondo cui allude in senso letterario la triste, gentile e sognate Ofelia shakespeariana che dà il nome al gruppo.

Avrete forse l'impressione che siamo un po' lontani dal focus del sito, certo, ma se sentite bene l'inquieto ed elettrico singolo Sacrificial Lamb forse vi ricrederete. Dopotutto l'indie pop spesso prende strade del tutto differenti e inaspettate.

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