E' il caso anche degli Autocamper di Manchester che - riferisco le geniali e verbosissime note stampa - "sono il perfetto antidoto pop al prevedibile machismo post-punk cittadino". Qualsiasi cosa significhi, la band, che si definisce "not twee, not anorak, not lucky, just pop" è, in modo consapevole e dichiarato, orientata idealmente nella galassia indie pop originaria - C86, Creation, Sarah... - e da quella che noi chiamiamo "epoca d'oro" trae elementi stilistici ed estetici e un'attitudine artigianale e onnivora che mescola tutto e riesce ad essere terribilmente catchy e assolutamente sbilenca al tempo stesso.
What Do You Do All Day, che è il disco di debutto della band mancuniana, fotografa alla perfezione le capacità e al contempo le ambizioni del quartetto capitanato dalle voci di Jack Harkill e Niamh Purtill.
Se il cuore sonoro del gruppo è sempre all'insegna di un guitar pop essenziale ed intelligente (loro stessi citano The Vaselines e The Pastels, io aggiungerei davvero i Bats e i Go-Betweens), c'è però quasi sempre la volontà di non essere prevedibili e di allargare il paesaggio ad altri inserti strumentali (il delizioso flauto di Red Flowers e Somehow, l'organo di profumo 60's quasi onnipresente), lavorando con ottimo gusto ad armonie vocali che - un po' alla Hevenly - sembrano spontanee ma in realtà sono piccole preziose architetture. Pezzi come Again, Linnean e Street View hanno insieme una purezza, una forza comunicativa, un misto di aggressività e morbidezza, una raffinatezza di scrittura intrinseca in grado di renderli instant indiepop anthems.
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