L'idea di base è quella di un guitar pop di stampo "classico", dove per noi classico significa C86, Creation e Sarah Records: chitarre jangly, ritmi che virano volentieri verso l'uptempo, melodie piacevolmente catchy, qualche armonia vocale maschile/femminile, semplicità di approccio e produzione ed un'aria generale di grandissima e liberatoria leggerezza.
Insomma tutte le cose che ci fanno amare questo genere!
Prendete due perfect indie pop songs come Wave Goodbye ed Eternal Blue e avrete la testimonianza chiarissima di quanto il musicista di Chicago sia bravo a maneggiare la materia: c'è dentro un po' di Felt, un po' di Field Mice, un po' dei Ride più melodici, una generosa dose di Proctors e di Aberdeen (sentite Ultraviolet), persino qualche stilla di REM, ma poi è la capacità di fondere tutto insieme che conta, e non c'è dubbio che Loren sia un songwriter di eccezionale talento e gusto.
I dieci pezzi, dall'apertura in stile The Cure di Every Heaven in giù (beh, con quel titolo e quei synth), scorrono via con una freschezza ed una morbidezza di tocco magnifiche, intrise di un entusiasmo che - bene per noi! - allunga anche la durata delle canzoni ben oltre i due minuti e mezzo canonici.
Un piccolo grande album che fa bene all'anima.
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