Poco dopo un inizio più che incoraggiante, la pandemia ha inferto un colpo quasi mortale al duo tedesco/olandese: Laura e Gregor, già separati geograficamente, sono finiti separati come tutti, con la Loeters che si è trasferita ad Anversa da Utrecht proprio nel periodo di lockdown ed ha vissuto un periodo di solitudine che alla fine dei conti l'ha ispirata a scrivere nuove canzoni (quelle che ascoltiamo oggi).
La musica dei The Day resta inetichettabile: possiede indubbiamente la pulizia produttiva del pop internazionale (ora più ancora che agli esordi), ma si muove in una dimensione indie; punta molto sull'effetto suggestione e sulle trame delle chitarre come dream pop vuole, ma restando in una forma canzone che emerge soprattutto per l'eleganza dell'insieme, il fascino della vocalità di Laura e la morbida immediatezza melodica. Insomma, qualcosa che assomiglia un po' ai Wolf Alice e un po' ai nostri amati Bleach Lab, ma con una personalità forte che distingue Loeters e Sonnenberg da tutto quello che c'è in giro e che rimanda a un modo di intendere il pop ben poco contemporaneo (per fortuna) e piuttosto rivolto a un'epoca in cui canzoni come quelle dei The Day sarebbero finite a ciclo continuo nelle selezioni più cool di MTV.
The Kids Are Alright è un album di sicura ambizione. Non che Midnight Parade non lo fosse, ma i The Day di oggi hanno lavorato davvero sodo non solo sulla scrittura - che era brillante già nel primo disco - ma soprattutto sulla forma, che è brillante, corrusca, rotondissima in ogni singolo istante dei dodici pezzi del lotto.
Ci sono momenti di grande presa: l'avvolgente vigore di Nemesis, il formidabile crescendo sinfonico di Parasite, la forza gentile e insieme inquieta di Hide, la sorniona perfezione melodica di Empty, la cover riuscitissima di Tenderfoot dei Lemonheads (che giustamente è la cosa più rock del disco), la liquida nostalgia di June, e infine l'emozione pura di Before, che chiude l'album con un sipario di lacrime e dolcezza.
Sono bravi davvero Laura e Gregor. L'unico timore che mi pervade è che un progetto musicale così poco definibile nelle gabbie dei generi possa passare un po' inosservato: sarebbe veramente un peccato perché The Kids Are Allright è un album complesso, splendido, sorprendente.
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