11 settembre 2022

Snow Coats - If It Wasn't Me, I Would've Called It Funny ALBUM REVIEW

Da queste parti seguiamo gli Snow Coats più o meno da quando hanno cominciato a pubblicare singoli. Un paio d'anni fa in particolare ci siamo innamorati di una canzone intitolata Pool Girl e da allora abbiamo segnalato volentieri ogni uscita del gruppo olandese.

Finalmente siamo arrivati al secondo album (il primo, ancora piuttosto seminale, è datato 2018) e - considerando l'affetto che nutriamo per Anouk van der Kemp e compagni - è già di per sé un po' una festa. 

Non diversamente da band che adoriamo come Fightmilk, Beach Bunny, Fresh, Martha, Beths, Remeber Sports, Nectar, Ex-Void (tutta quella schiera di "punk gentili" che si sono fatti le ossa nei garage), gli olandesi mettono insieme dinamismo elettrico e leggerezza melodica con una naturalezza impressionate ed una spontaneità entusiastica che sono il loro vero marchio personale. 

I dieci pezzi dell'album potrebbero essere tranquillamente dieci singoli, tanta è la sorridente forza antemica che si portano addosso: già l'infilata micidiale dei primi tre episodi (For A Moment, Anyway, Dinosaur) fa alzare dalla sedia e canticchiare i ritornelli insieme a loro, ma l'intero disco è pieno di canzoni di luminosa forza, scritte con sicuro talento (menzione necessaria per le liriche di Anouk, sempre argute e intelligenti), prodotte con una cura dei dettagli mirabile e capaci nel loro complesso di toccare corde diverse, soprattutto nella seconda parte del lotto, dove emerge anche un'anima romantica (Since We Met) e acustica (Too Good).

L'album della consacrazione definitiva per uno dei migliori gruppi guitar pop d'Europa. 

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