Ci sono molti validi motivi per innamorarsi dei Rural France. Innanzitutto per la loro arguta ironia: per dire, si autodefiniscono "la band influenzata dai '90 che lavora più duro nel West Wiltshire". Questo ci porta a due altre ottime ragioni: la voluta scelta della provincia come pura dimensione creativa (pensiamo alla Durham dei Martha ad esempio) e ovviamente la totale dedizione all'indie dell'età d'oro, quegli anni Novanta che sono un grande cofano di meraviglie in cui è sempre bello rovistare.
Tom Brown e Rob Fawkes, che non sono esattamente due sbarbati, si occupano di modernariato Nineties già da un pezzo, si prendono il giusto tempo per rinfrescarlo nelle loro canzoni, e poi - come succede ora - se ne escono con un nuovo album che è un vero gioiello.
Gli undici episodi di RF sfrigolano allegri di elettricità garage pop e si affidano alla gentile spigolosità delle chitarre per dare vita ad una entusiasmante serie di piccoli inni indie dall'animo profondamente lo-fi e dalla energica spontaneità che - a sentire loro stessi, e non è difficile da credere - è ispirata direttamente all'immediatezza anarchica dei Guided By Voices.
Chi i Novanta li ha vissuti in diretta - è il caso di chi scrive - riconoscerà nelle pieghe dei pezzi dei Rural France riferimenti più o meno diretti a un lunghissimo elenco di band dell'epoca, dai Pavement ai primi Teenage Fanclub, dai Grandaddy ai Lemonheads, passando per i Built To Spill e i Nada Surf. Giochino divertente, ma che poi in definitiva non è così indispensabile per apprezzare il lavoro dei due inglesi.
Al di là dell'elemento nostalgico, che ci sta, quello che colpisce è soprattutto la contagiosa freschezza che i Rural France spargono a larghe mani in ogni singolo momento di ogni canzone. Un'attitudine che passa senz'altro attraverso l'indole guitar pop della band, ma anche dalla capacità di imbastire quasi ovunque armonie vocali di eccellente efficacia.
Un album davvero rigenerante.
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