02 settembre 2021

The Arctic Flow - Lost You Long Ago ALBUM REVIEW

In dodici anni di carriera, Brian Hancheck ha pubblicato, se conto bene, soltanto tre album a nome The Arctic Flow. Segno evidente che la sua creatura musicale ha bisogno di cesello e meditazione.

L'indie pop intessuto di languide chitarre jangly e synth di Arctic Flow mostra due facce nelle undici tracce del disco. La prima, quella più sorridente e leggera, aerea e midtempo, ci fa l'occhiolino in canzoni come Rehearsal, Boys Are, Alive che scintillano di un gusto melodico che sembra venire direttamente dagli anni Ottanta degli Smiths e dalla Sarah Records dei Blueboy, dei Sweetest Ache e degli Orchids. Ma, a sentire bene, c'è anche lo stesso sguardo entusiasticamente sognate dei Pains Of Beeing Pure At Heart, drenato da tutta l'elettricità statica e lasciato fluire in una morbida brezza notturna (A is for mi sembra che esemplifichi bene). L'altra faccia, decisamente più malinconica, romanticamente dilatata e caratterizzata da una estenuata eleganza, fa da contrappunto alla prima fondendosi con essa in modo equilibrato e intelligente.

E' chiaro che l'idea centrale della band della South Carolina è incarnare la nostalgia stessa, e tutto suona splendidamente retrospettivo (e piuttosto intellettuale) nella musica di Hancheck, così come nella meravigliosa copertina. Ed è il suo bello. 

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