It Will Come Easier è la sua nuova tappa, intestata a suo nome questa volta, ma in realtà raggiunta con la stessa squadra di musicisti che lavorano con lei negli ultimi anni. La scrittura di Emma Kupa, in modo non differente da quella di una collega americana come Waxahatchee, possiede quella incisiva immediatezza e quella inteligente introspezione che pochi singer/songwriter possono vantare, almeno con questa prolificità.
Rispetto ai lavori del passato, le sonorità abbandonano quasi interamente l'impronta pop punk e uptempo che Emma ha sempre impresso nelle sue canzoni, ed invece abbracciano una dimensione di quieta e disincantata riflessione sulle cose della vita ("nessuno è un santo, e tutti abbiamo i nostri problemi" riassume in Hey Love), dove la strumentazione segue con discrezione il mood delle liriche, con tinte spesso folk, archi, qualche chitarra gentilmente elettrica.
Lo stile è indubitabilmente il suo, misurato e leggero, ma è come se ogni episodio del disco - prendendo le distanze dalle sue cose precedenti - fosse concepito per avere un respiro più ampio, anche dal punto di vista della lunghezza, e per esprimere nel mondo più onesto possibile un'esigenza espressiva oggi meno trattenuta dal filtro dell'ironia ma decisamente diretta e a cuore aperto.
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