Gli storici dell'indie pop sanno bene come Olympia, Washington, sia stata la capitale reale e ideale al tempo stesso di tutta la scena americana dagli anni Novanta in poi. E non a caso lì dalle parti dell'alta costa occidentale c'è da sempre fermento.
Proprio da Olympia viene Josh Hoey, che da molto tempo si dà da fare fuori e dentro altri gruppi indie della zona. Special Moves è il suo ultimo personale progetto, che nasce come una sorta di hub di cui lui è il centro e i raggi sono altri musicisti che danno, come recita il titolo dell'album, il loro "piccolo aiuto".
Josh stesso descrive il suo gruppo allargato come "open-source DIY rock band", con un'enfasi particolare su quell'elemento artigianale, lo-fi, entusiasticamente spontaneo che è il vero motore del nineties-indie a cui in modo evidente si ispira.
Cosa c'è allora in Little Help? Chitarre soprattutto, quelle che ci piacciono da morire - jangly, distorte, gracchianti, frizzanti - e una serie di canzoni brevissime che sembrano appena uscite da una registrazione in garage e ci fanno andare piacevolmente la memoria ai primi Pavement, ai Guided By Voices, ai Sebadoh, agli Husker Du... Special Moves offre niente più e niente meno che quel tipo di suono e di attitudine, con un grande amore per quello che Hoey sta facendo e una vena pop sotterranea ma ben presente.
Nessun commento:
Posta un commento