Tra i vari album recuperati dall'anno passato è davvero indispensabile segnalare anche questo Hovercaft, lavoro di debutto della band francese Pastel Coast che, se non fosse uscito a dicembre - cioè troppo tardi - avrebbe senz'altro scalato la mia classifica personale dei dischi migliori del 2019.
Quentin Isidore e compagni suonano un jangly pop splendidamente arioso, illuminato in ogni angolo, dove ogni reminiscenza, dai Cure più melodici (sentite le chitarre della fascinosa Aquarius...!) al dream pop dei Beach Fossils (che loro stessi amano citare a modello), dai New Order ai Real Estate, sembra vissuta con uno spirito timidamente entusiasta che non esiteremmo a definire twee.
Le liriche alternano francese e inglese. Le voci maschile e femminile pure si mescolano con graziosa armonia. Le chitarre lavorano scintillanti. I sinth ci sono ma quasi non si notano. I confini di ogni pezzo si allargano volentieri in una dimensione strumentale, ma è uno dei marchi di fabbrica della band di Boulogne sur Mer, che sembra quasi voler riprodurre lo scenario marino che ha davanti ogni giorno.
Un album semplicemente incantevole, da non perdere.
Nessun commento:
Posta un commento