Al suo esordio - aveva nemmeno vent'anni e sul curricolo spiccava soprattutto il nome del celebre papà - non so quanti avrebbero scommesso su un successo duraturo per Greta Kline. E invece, album dopo album, Ep dopo Ep, la prolifica leader di Frankie Cosmos si è ritagliata il suo spazio nell'olimpo del cantautorato indie americano, senza spostare una virgola dal suo stile un po' dolce un po' storto, ormai riconoscibile dopo dieci secondi di ascolto.
Un anno è passato da Vessel, che è sembrato il disco più ambizioso e forse nel complesso meno convincente della Kline, e pochi mesi da una serie di Ep (Haunted Items) pieni di canzoni più o meno abbozzate. La musicista newyorkese da un lato sembra vivere il suo momento di massima ispirazione, e dall'altro prosegue con la sua programmatica decisione di pubblicare praticamente tutto quello che scrive e registra con la sua band. In Close It Quietly il numero delle tracce è salito addirittura a 21, ma per Frankie Cosmos è la normalità: Greta Kline concepisce la forma canzone in pieno spirito anti-folk, talvolta prende la struttura più ampia e oscillante dell'indie più obliquo, e spesso invece si limita a delineare un'idea fatta di voce e chitarra destinata ad esaurire le sue liriche argute e la sua melodia spigliata in un minuto o poco più. Questo è Frankie Cosmos, prendere o lasciare, ed è il motivo per cui piace tanto: è intelligente (e intellettuale), è onesto (ma non spontanea) e in definitiva possiede una leggerezza di tocco che è davvero di pochi e che non molla un colpo da quando è comparsa sulle scene.
Come si pone l'album nuovo (quarto) rispetto ai precedenti? E' un passo avanti, non ampio ma sensibile, percepibile sia negli episodi più ampi che negli sketches. Un segno di maturità, evidentemente, che ha salvato la dimensione DIY che per Greta e i suoi tre compagni è il vero marchio di fabbrica, ma ha al contempo lavorato molto sui dettagli, anche quelli più piccoli e insignificanti.
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