10
Starry Eyed Cadet –
Places We Don’t Belong
Consapevolmente indie
pop fino al midollo, la band californiana traccia in nove canzoni una
dettagliata mappa del genere, nostalgica e vitale al tempo stesso: una vera
enciclopedia twee in miniatura.
9
Free Cake For Every
Creature – Talking Quietly Of Anything With You
Lo-fi che più di così
non si può (chitarra, basso e batteria, registrazioni da cameretta), le canzoni
gentilmente uptempo di Katie Bennett – due minuti la durata media – hanno un
potenziale melodico, spontaneo, obliquo e vagamente stralunato, che è una
bomba.
8
Japanese Breakfast - Psychopomp
Concept album sulla
perdita della madre, il disco di Michelle Zauner è senz’altro uno strano
oggetto, un’altalena emozionale che utilizza il linguaggio indie pop con un
esplicito scopo catartico, tra denso intimismo e inattesi crescendo melodici.
7
Fear Of Men – Fall
Forever
Il difficile seguito
di un capolavoro come “Loom” è, per l’appunto, un album volutamente più
difficile, a tratti intangibile nella sua algida perfezione sonora. Tuttavia
tutto ciò che tocca Jessica Weiss sembra rifulgere immediatamente di un fascino
speciale, e le canzoni di “Fall Forever” possiedono una personalità ed un
inquieto nitore che non possono lasciare indifferenti.
6
Linda Guilala –
Psiconàutica
Il dream pop a colori
della band spagnola si muove in paesaggi di riverberi e zucchero, dove il
confine tra una canzone e l’altra sfuma, senza perdere mai l’immediatezza
melodica che è il marchio di fabbrica di Eva e compagni, ma con l’ambizione di
costruire un album di potente suggestione.
5
Frankie Cosmos – Next
Thing
Greta Kline (la figlia
di Kevin) non è intonatissima e non è una musicista sopraffina, ma non sono in
tanti a saper scrivere canzoni come lei. Con un corredo produttivo che più DIY
di così non si può, la newyorchese mette in fila una serie di piccoli inni
indie pop venati di ironico intimismo e con sorniona nonchalance riesce dove
l’anno passato era riuscita Waxahatchee.
4
Flowers – Everybody’s
Dying To Meet You
Al secondo album la
band londinese conferma di avere una marcia in più rispetto a tanti gruppi che
oggi rivificano le radici fine ’80 / primi ‘90 dell’indie pop. Con sobrietà,
intelligenza e classe sopraffina Rachel Kenedy e compagni mettono in fila dieci
episodi fatti di chitarre ruvide e melodie di limpida dolcezza.
3
Scooterbabe – The
Sorrow You’ve Been Toting Around
Un po’ Pavement, un
po’ Neutral Milk Hotel, un po’ Buit To Spill, gli Scooterbabe di JJ Posway
sembrano (o forse sono) una di quelle band che ritrovi a suonare in garage in
una qualsiasi anonima periferia americana. Il loro album d’esordio rivela però,
nella sua dimensione totalmente artigianale, una urgenza espressiva, un
songwriting complesso, una gioiosa energia ed una capacità pop davvero
entusiasmanti.
2
Beverly – The Blue
Swell
Il secondo album dei
Beverly è il perfetto catalogo indie pop di oggi. Drew Citron e Scott Rosenthal
sono l’ennesima reincarnazione dei Jesus And Mary Chain, nutriti di vent’anni di
tradizione guitar pop e capaci di spingere a piacimento ora sul pedale
dell’immediatezza ora su quello dell’inquietudine in chiaroscuro. E “Crooked
Cop” con la sua circolarità jangly è già un classico.
1
Neleonard – Las
Causas Perdidas
Seguendo la lezione dei
primi Belle And Sebastian, dei Divine Comedy o dei maestri La Buena Vida, la
band catalana è arrivata al suo primo album in forma strepitosa, dando vita a
dodici canzoni di preziosa e scintillante bellezza pop, spontanee e
raffinatissime al tempo stesso, beatamente al di sopra dei generi. Attorno alle
voci quiete di Laura e Nele un morbido e luminoso giardino elettro-acustico,
ricco di archi, fiati, sinth e tutto quello che serve per rendere
indimenticabile ogni pezzo.
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