31 agosto 2019

Jay Som - Anak Ko ALBUM

If You Want It, il pezzo che apre il secondo attesissimo album di Jay Som, ha qualcosa di spiazzante e affascinante al tempo stesso, ed è un ottimo specchio del resto del disco. Abbiamo etichettato volentieri la musica di Melina Duterte come dream pop, per quanto personale e non sempre facilissimo, tuttavia l'artista americana sembra stare stretta tra i paletti della categoria, e più di qualche episodio di Anak Ko - uno l'abbiamo già citato - lo dimostra in maniera plastica. 
Non diversamente da musiciste come Japanese Breakfast o Mitski, Jay Som punta ad uno stile denso che rinchiude un enorme potenziale melodico all'interno di strutture di complessa e talvolta scabra raffinatezza, tra chitarre atmosferiche, synth, drum machine, ipnotiche armonie vocali e arrangiamenti che arrivano inattesi (la catartica coda strumentale di Nighttime Drive vale da sola il viaggio).
Personalmente Everybody Works, l'album del 2017, mi aveva convinto molto di più - possedeva un'intensa leggerezza che qui non colgo - ma la qualità è davvero altissima. 


27 agosto 2019

Florist - Emily Alone ALBUM

Emily Sprague, la musicista newyorkese attorno alla quale si raccoglie la band chiamata Florist, ha già due interessanti album all'attivo, ispirati ad un folk essenziale ed intimista. Per il suo terzo disco Emily si è trasferita in California, ha temporaneamente licenziato la band (ma non il nome Florist) e registrato tutto da sola, in uno sforzo di autarchia espresso programmaticamente dal titolo.
Le canzoni di Emily Alone non sono ovviamente lontane dallo stile delicato e leggermente obliquo dei precedenti, ma c'è ora una forza emozionale che prima emergeva con meno immediatezza. Qualcuno ha paragonato l'album a Pink Moon di Nick Drake (il terzo e ultimo disco del genio inglese, interamente costruito con voce e chitarra), e probabilmente l'accostamento non è così azzardato: tutto in Emily Alone è acustico, misuratissimo, elegante, serenamente doloroso nella sua quieta morbidezza in punta di plettro, timidamente esplosivo nel suo essere in modo totale a cuore spalancato. 
Un disco non facile, ma davvero magnifico.


14 agosto 2019

Infinity Crush - Virtual Heaven ALBUM

Le vacanze e poi un piccolo problema di salute mi hanno tenuto lontano dalla musica e dal blog per un po' di tempo. Virtual Heaven è il primo album che ascolto con attenzione da diverse settimane, e devo dire che questo secondo disco di Infinity Crush è la cosa migliore con cui cominciare idealmente la nuova stagione di post.
Caroline White, titolare unica del progetto, non appartiene decisamente all'agguerrito manipolo di cantautrici inquiete e spesso ruvide alla Waxahatchee: tutto nelle canzoni dell'artista della North Carolina possiede una quiete sognante e notturna, lirica ed essenziale, e riflette in modo serenamente intimo e al contempo potente un'idea di meditata (e forse sofferta) solitudine. 
La voce è sempre splendida: nuda, viva, soffice, misurata. La accompagnano una chitarra poco più che accarezzata e pochissimo altro (degli archi, un pianoforte). Persino i ritornelli sembrano mancare, in un gioco di sottrazione che valorizza invece il racconto emotivo, di matrice folk, un po' alla Snail Mail. 
Se non ne potete più dell'estate e sognate i colori tenui dell'autunno, è l'album che fa per voi.

05 agosto 2019

Deadbeat Beat - How Far ALBUM

Maria Nuccilli e Alex Glendening, fondatori e anima dei Deadbeat Beat, suonano insieme davvero da una vita: tra le loro prime cose e How Far ci passano tutte le scuole superiori e altri due album. E in effetti basta un ascolto anche veloce del nuovo disco per rendersi conto che i due, coadiuvati dal bassista Zak Frieling, non solo possiedono un songwriting di notevole intelligenza, ma soprattutto un impasto sonoro di essenziale perfezione. 
Il garage pop del trio di Detroit è un azzeccato mix di chitarre un po' jangly e un po' grattugiate, armonie vocali, ritornelli che fanno immediatamente il loro dovere e quell'aria obliqua che cerchiamo in ogni gruppo indie e che ricorda da vicino la sorniona immediatezza delle band della Flying Nun. Un album strano e affascinante, pieno di spigoli e al contempo morbidissimo.