L'album (o ep lungo che dir si voglia) che porta il nome della band è il loro debutto ufficiale ed è a mio parere uno dei più interessanti crossover fra post punk e dream pop che abbia ascoltato da parecchio tempo a questa parte.
I sette pezzi del disco mettono al centro due elementi distintivi piuttosto evidenti: un impasto di chitarre pieno, liquido e dinamico di grandissimo effetto, e una voce femminile dalla forte personalità che sembra il vero punto catalizzatore della band.
Le atmosfere delle canzoni si muovono con equilibrio tra una delicata inquietudine dark che potrebbe ricordare i Cure (The Bell Jar e Mesmerized) ed un'aria più sognante e catartica (Doomsday è un piccolo capolavoro in questo senso!).
Per certi versi l'idea musicale dei Belljars non è lontana da quella di una band che - come loro - incide per la tolosana Hidden Bay, ovvero quegli Healees che abbiamo ampiamente lodato l'anno scorso sia per la forza della scrittura quanto soprattutto per una cura formale (pure nella splendida grafica dell'album) che anche il gruppo di Lilla sembra curare in modo maniacale.
Sicuramente una delle più interessanti scoperte di quest'anno!
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