ALBUM DEL MESE
Alpaca Sports - From Paris With Love
Andreas Johnson, Amanda Åkerman e Lisle Mitnik sono delle colonne del twee pop dell'ultimo decennio. Gli svedesi hanno pubblicato numerosi singoli ed EP ma, strano a dirsi, From Paris With Love è solo il loro secondo album. Lo stile Alpaca Sports è comunque ormai un marchio di fabbrica: canzoni dolci e variopinte come caramelle - una tira l'altra - che sono tangibili dichiarazioni d'amore verso un'idea di pop gentile e nostalgica. Oltre alla formidabile piacevolezza di ogni episodio, è la produzione (di Ian Catt) che qui fa davvero la magia, rivestendo ogni singolo momento di una scintillante patina di luce, dalle immancabili chitarre jangly alle armonie vocali, ed evocando la raffinata leggerezza di un pop sixties che per la band di Goteborg è una vera ragione di vita.
Basement Revolver - Heavy Eyes
Più di due anni sono passati da Johnny, primo esplosivo singolo della band canadese. All'epoca ci aveva lasciato a bocca aperta per la spettacolare e poderosa declinazione del dream pop che avevano mostrato di dominare Chrisy Hurn e compagni. In Heavy Eyes, album di debutto attesissimo, ritroviamo giustamante quel pezzo memorabile, contornato da altri undici episodi, alcuni già editi, alcuni completamente nuovi. Lo stile della band di Hamilton, Ontario punta tutto sull'effetto emozionale di ogni pezzo, mettendo insieme morbidezza melodica e potenza strumentale: chitarre di sfrigolante densità shoegazer e una sezione ritmica che picchia con torrenziale dovizia, con qualche saggia pausa di dilatazione quasi folk. Sono davvero bravi i Basement Revolver, e l'album non poteva che essere uno dei must dream pop di quest'anno.
Waxahatchee - Great Thunder
Sarò subito sincero: faccio parte di quella schiera di fans che amerebbe Katie Crutchfield anche se si mettesse a incidere sigle di cartoni animati. Quindi, vi avverto, tendo ad essere poco lucido ad ogni sua produzione.
Great Thunder doveva essere il nome di un side project di Waxahatchee, subito messo nel cassetto e lasciato lì per molti anni. Nell'aftermath del suo disco più prodotto ed elettrico, Katie ha ripreso in mano quelle canzoni dimenticate (sei, poche purtroppo), si è chiusa in uno studio con Brad Cook e le ha letteralmente rimesse in vita, rivestendole giusto con un pianoforte, una chitarra acustica e poco altro. In tanta nuda essenzialità, emergono in modo potente (e a tratti davvero commovente) la struggente bellezza di ogni pezzo e soprattutto l'unicità graffiante e dolceamara della sua voce. Brividi garantiti dall'inizio alla fine.
GLI ALTRI ALBUM
Subsonic Eye - Dive Into
E' l'anno dell'estremo oriente nella scena indie-pop? Sembra di sì: Say Sue Me, Sobs, e ora questi Subsonic Eye, che vengono da Singapore e rispetto alle band citate sono quelli che puntano più sull'elettricità. Il passato da shoegazer è evidente nella propensione alle chitarre sature e a qualche coda strumentale, ma Wahidah e i suoi quattro compagni hanno lavorato molto per asciugare le loro canzoni e renderle dinamiche e frizzanti.
The Goon Sax - We're Not Talking
Al suo esordio, il giovanissimo trio di Brisbane aveva giustamente stupito tutti e suscitato legittimi paragoni con i Go-Betweens (beh, in effetti Louis Forster è il figlio di Robert, e i geni non mentono). Al secondo album, gli australiani mostrano eclettismo, capacità di scrittura e una solidità strumentale molto cresciuta. Tante canzoni di intelligente freschezza, con una obliqua e sorridente leggerezza.
Rådjuret - Rådjuret
Scelta bizzarra quella della svedese Veronika Nilsson: chiamare il proprio progetto musicale "Cervo". C'è in effetti un'atmosfera da foresta incantata in ogni pezzo dell'artista di Stoccolma, che canta e suona la cetra. Ed è proprio quest'atmosfera a rendere magico il suo disco d'esordio, che evoca un'avvolgente intimità nordica, morbida e colorata come una vecchia ma comodissima sciarpa di lana. Il disco migliore per accogliere l'autunno.
Ghost Thoughts - No Chill
Chi ha amato Purple Period, il debutto di Davina Shell con il progetto Ghost Thoughts, non può assolutamente perdersi la sua seconda fatica. Se l'anno scorso l'artista di Vancouver affidava a voci amiche i suoi pezzi, quasi nascondendosi per timidezza, ora ha preso interamente in mano la situazione. Ed è un bene. La base è puro cantautorato folk, di ottimo livello,ma sempre in cerca di uno stralunato quanto efficace dinamismo indie pop.
Canadians - Mitch
In ritardo di un paio di mesi scopro che l'unica band indie pop italiana che abbia amato si è rimessa insieme (almeno per tre quinti) e ha pubblicato un album nuovo dopo tanto (troppo) tempo. Graditissima sorpresa! Il suono oggi è più scabro e diretto, ma restano le melodie cantabili e i muri di chitarre alla Ash. Muscoli e leggerezza, come un tempo.
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