31 luglio 2016

Red Panda - Start Again [EP Review]

Quando si tratta di indie pop, la Spagna è sempre una sicurezza. Ascoltando Happy Song, il pezzo che apre Start Again, l'EP di debutto dei Red Panda, ho immediatamente percepito lo spirito che da sempre anima questo genere: l'onesta semplicità di pochi accordi, l'immediatezza sorridente di una melodia catchy, la capacità di entrare subito nella memoria e di farti battere il tempo con il piede. 
Le quattro canzoni di Laura, Javi e Santi sono in definitiva un esordio molto promettente: il guitar pop essenziale e lo fi dei tre di Villaluenga sembra emergere con grande spontaneità da un ascolto intelligente delle band C86, dei Go Betweens, dei primi Teenage Fanclub e soprattutto degli Heavenly (e di tutte le loro reincanazioni successive), specialmente nei primi tre episodi dell'EP. La conclusiva e lunga Monster Magnet, con le sue spirali e le sue dilatazioni psych, apre invece apparentemente ad un approccio diverso che forse nella dimensione di un album sembrerebbe più giustificato.
Aspettiamo l'album quindi!


25 luglio 2016

Wild Firth - Wild Firth [ALBUM Review]

Qualche volta si è attirati verso il disco di una band sconosciuta dalla copertina, prima ancora di avere ascoltato una nota. Mi è successo con il lavoro omonimo dei Wild Firth, quartetto di Appleton, Wisconsin, che esordisce con una collezione di 7 pezzi (EP? Album? Siamo esattamente a metà). 
Non parlerò della copertina - che pure trovo molto bella e sembra alludere a una sorta di quieto giardino segreto - ma della musica dei Wild Firth. 
Fin dall'iniziale Corduroy, le note puntute, intrecciate e scampanellanti di due chitarre jangly ci introducono allo stile avvolgente, elegante e ricco di sfumature della band, che si dipana attorno a melodie cantilenanti e non disdegna echi e dilatazioni dream pop (Daydreaming, I Really Do), pur conservando quasi ovunque ritmi uptempo ed un'attitudine essenziale (fa eccezione lo straniante sax sul finale di Henry) e decisamente energica.


19 luglio 2016

Failed Flowers - Failed Flowers [ALBUM Review]

Fred Thomas non è certo un novellino nella scena indie pop americana, avendo fondato una band ormai storica come i Saturday Looks Good To Me. Non è quindi una sorpresa che fra i quattro membri dei Failed Flowers, di Ann Arbor, Michigan, ci sia anche lui.
L'album di debutto della band (esiste una raccolta di demo del 2014) possiede la stessa anima nostalgica dei gruppi C86 e della K Records che hanno i Saturday, ma ridotta davvero ad un'essenzialità quasi totale. 
Non ci sono scarti particolari nei nove episodi di Failed Flowers: le chitarre sono puntute e sfrigolanti, i ritmi piacevolmente veloci, le melodie sempre intelligentemente catchy, la produzione programmaticamente artigianale, l'alternanza delle voci di Fred e di Anna Birch ovunque efficacissima, l'esigenza punk pop di "arrivare" senza orpelli nè sbavature soddisfatta da durate che vanno dal minuto e mezzo di Ready For The Break ai tre minuti scarsi della deliziosa Supermarket Scene
Il tutto scorre via come una bibita ghiacciata in un giorno bollente, salutare e rinfrescante, tanto che è persino difficile inquadrare pezzi più riusciti di altri. 


13 luglio 2016

Math And Physics Club - In This Together [ALBUM Review]

Se già conoscete i Math And Physics Club, In This Together sarà una perfetta macchina del tempo per riportarvi indietro nel 2005, quando la Matinèe pubblicò Weekends Away, l'EP di debutto della band di Charles Bert, rivelando già all'epoca quella straordinaria finezza di tocco che ancora la band di Seattle possiede intatta. 
In This Together è infatti una collezione di canzoni contenute nei numerosi EP del gruppo, ed ha l'intelligente particolarità di procedere all'indietro cronologicamente: all'inizio troviamo con piacere l'unico succulento inedito Coastal California 1985, e da lì si procede passo dopo passo verso il passato della band, attraversando alcuni pezzi già editi ma sfuggiti ai più (è il caso del gioiellino jangly It Must Be Summer Somwhere o dell'ortodossia smithsiana di The Sound Of Snow). La memoria si tinge a poco a poco di nostalgia quando arrivano canzoni di cui ci siamo innamorati tanti anni fa come In This Together, Baby I'm Yours, Movie Ending Romance, White And Grey, Graduation Day (e potrei continuare la lista: che grandi autori di canzoni sono i Math!) che dimostrano ancora oggi una freschezza totale nella loro gentile eleganza profumata di Belle & Sebastian e di Luscksmiths. 
Un album imperdibile per i fan della band di Seattle (vi assicuro che avere tutto il vecchio materiale insieme è una goduria) e imperdibile pure per chi li dovesse scoprire solo oggi!


08 luglio 2016

Bed. - Klickitat [EP Review]

Sierra e Alex Haager, i due musicisti che stanno dietro al progetto Bed. (sì, c'è un punto, non è un errore, e in verità sarebbe tutto minuscolo), si muovono nella scena indie di Portland, Oregon da diversi anni, dopo che si sono sposati e trasferiti nel nord ovest. 
In effetti Klickitat (il nome sembra alludere a uno sperduto paesino nei dintorni di Portland) non pare affatto il classico EP d'esordio dove le idee contano di più di come vengono prodotte. 
I cinque pezzi del lotto, fin dall'iniziale pigra, sfrigolante e stranamente zuccherosa The Rule, sono scritti e suonati da gente che sa giocare con i particolari e, al di là di un'apparente ruvidezza, punta molto a creare un'atmosfera densa e avvolgente in ogni pezzo. 
In verità la ricetta è piuttosto semplice: una sapiente alternanza delle voci maschile e femminile, un basso muscolare e distorto che fa da impalcatura con la batteria e nel fondo  pennellate di chitarra che disegnano arabeschi sui bordi o aprono crescendo elettrici nei ritornelli più vigorosi (Wayward, Boys). E, a dominare il tutto, un'aura di notturna inquietudine che si mescola alla perfezione con le melodie in minore tipiche della band, con uno stile che un po' mi ricorda i Delgados. Per arrivare all'episodio migliore, Billy Joel, bisogna aspettare la fine: qui l'architettura è quasi shoegaze e la stratificazione sonora in chiaroscuro, arricchita dal pianoforte, è davvero notevole. 



 

05 luglio 2016

Teen Body - Get Home Safe [ALBUM Review]

Inventare generi e sotto-generi per mezzo dei quali etichettare le band è uno degli sport preferiti della critica musicale da sempre. I gruppi, in generale, o fanno finta di niente e si lasciano categorizzare sornioni, oppure cercano di tirarsi fuori impugnando l'unicità della propria proposta. I Teen Body, che sono quattro e hanno base a Brooklyn, hanno fatto una scelta più originale, etichettandosi da soli con la definizione dreamo, che dovrebbe essere una crasi fra dream pop ed emo. 
Al di là di ogni definizione - che in questo caso potrebbe pure calzare, se non fosse un puro gioco di parole - i Teen Body si inseriscono senza dubbio nell'ampio novero di band dedite ad un noise pop fatto di chitarre jangly e/o distorte, sostanzialmente uptempo e di impatto melodico immediato (diciamo dai Pains Of Being Pure At Heart in giù). 
Le voci di Shannon Lee e Alex French si alternano e si mescolano nei dodici episodi di Get Home Safe, che in comune possiedono una sottile vena di malinconia evidente fin dall'iniziale Can't Remember e dalla inquieta e dilatata Rhododendrons, dove la somiglianza con i Sunflower Bean è davvero notevole. Nel complesso l'impressione è di un disco fin troppo ambizioso per essere un debutto (52 minuti sono decisamente tanti), ma l'elegante e sognante dinamismo di pezzi magnifici come Quarterlife, Bored Window e Other Places non può che convincerci dell'ottimo valore della band. 


02 luglio 2016

Night School - Blush [ALBUM Review]

Innamorate allo stesso modo delle melodie rotonde dei girl groups e del surf rock degli anni sessanta e del punk pop dei Weezer, le tre Night School sono arrivate con Blush al loro primo disco dopo un paio di EP. 
Le ragazze di Savannah, Georgia puntano tutto sul gusto dolce amaro della loro tipica commistione di chitarre distorte e morbide armonie vocali, trovandosi perfettamente a proprio agio in canzoni mosse ed al cotempo avvolgenti come Last Disaster, City Kiss o Lost, dove le linee melodiche si fanno più orecchiabili e zuccherose, ma sono ugualmente efficaci anche quando i battiti rallentano ed emerge l'anima acustica e soprattutto vocale del terzetto (la più dilatata Misty And Blue, la deliziosamente anti-folk Teen Feelings e il romanticismo strumentale di Pink). 
L'album gioca in modo abbastanza equilibrato sui due versanti - quello leggermente più arrembante, alla Best Coast o alla Dum Dum Girls, e quello più intimo - inanellando una serie di pezzi sempre piacevoli e, giusto verso la fine, un po' ripetitivi.