30 maggio 2025

Sea Lemon - Diving For A Prize ALBUM REVIEW

Seguiamo Natalie Lew davvero fino dai suoi esordi, e possiamo tranquillamente dire che già quando muoveva i suoi primi passi avevamo intuito quanto fosse brava, tanto che quando - per il suo secondo ep - si unì artisticamente a Jackson Phillips, non ci eravamo stupiti di quanto la sua musica fosse cresciuta. 

A due anni di distanza, la musicista di Seattle ha finalmente confezionato il suo vero album di debutto, che  in regia stavolta ha Andy Park, un produttore che ha lavorato con i Death Cab For Cutie (non a caso troviamo la voce del mitico Ben Gibbard nell'affascinante Crystals) e che qui ha contribuito a dare una perfetta, poderosa e corrusca tridimensionalità al dream pop di Natalie.

La somiglianza dello stile di Sea Lemon con quello di Hazel English è un dato che sottolineiamo da sempre, e non c'è dubbio che sia ancora una caratteristica evidente: la voce filtrata, le chitarre liquide, i synth avvolgenti, l'onnipresente delicatezza melodica, l'approccio ad un tempo intimistico e scenografico, con l'immancabile crescendo che si innesta dentro un'atmosfera malinconica e la trascina verso l'alto scalando un denso muro di suono floreale...  sono tutti marker tipici di entrambe le nostre dream popper preferite. 

Natalie, nella sua evoluzione, ha quindi lavorato in modo intelligente, appoggiandosi a produttori diversi, per dare giustamente una personalità forte alla sua proposta, che con questo Diving For A Prize sembra definitivamente acquisita. Se in pezzi come la splendida Thought For You l'idea centrale è quella di allargare dal centro come onde in una superficie che si increspa a poco a poco, con una decisa immediatezza melodica ed una rotondità programmatica, altrove (Sweet Anecdote ad esempio) i contorni sono volutamente più sfumati e lo scenario si fa più cinematico e sperimentale, senza però mai perdere la gentilezza di tocco che tutto pervade.

Ne viene fuori un album di grande equilibrio, che sa essere suggestivo e intrattenere allo stesso tempo, con in più una serie di episodi terribilmente catchy (Cynical il mio preferito) che danno al tutto un innegabile dinamismo e ne fanno senz'altro uno dei dischi più significativi dell'anno in corso. 

24 maggio 2025

J Dream Pop: una piccola selezione di dream pop giapponese SPECIALE

Abbiamo spesso (e volentieri) parlato di band giapponesi e ogni volta abbiamo sottolineato come da quelle parti ci sia una scena dream pop / shoegaze molto vivace. Non c'è dubbio che esista un gusto melodico tipicamente nipponico (molto dritto, spesso ad alto tasso zuccherino, talvolta sopra le righe) che penetra un po' tutti i generi. Nel nostro caso è evidente nelle produzioni di gruppi che conosciamo bene come Moon In June, Ferri-Chrome o Stomp Talk Modstone

Ma cercando in rete si trovano davvero dozzine di artisti interessanti che dubito siano conosciuti fuori dai confini nazionali (la barriera linguistica e l'uso degli ideogrammi contribuiscono a farceli sembrare un po' degli alieni e non è per nulla facile trovare informazioni in inglese).

Oggi vi propongo una piccola selezione senza alcuna pretesa di completezza o di tracciare mappe di genere. Giusto un pugno di canzoni uscite quest'anno che mi sono piaciute e possono servire a scoprire un pezzettino di un mondo apparentemente lontano, ma in realtà - almeno per quanto riguarda lo stile - molto molto vicino alle nostre passioni. Con dei tratti distintivi che scoprirete con facilità. 

Cominciamo con questo pezzo dei Cephalo, il mio favorito del lotto, che mi sembra dipinga bene l'attitudine catchy che dicevamo poco fa. La cantante Fuki è una potenza e la canzone non ha niente da invidiare alle cose migliori dei Night Flowers. 


Questi invece sono i Laura Day Romance. Il loro è un guitar pop delicatamente sognante, con chiare radici folk. Il video è una piccola delizia già di per sè.


I Tiny Yawn partono da un'essenzialità post punk ma la sublimano in una grande apertura melodica. 



Chiari elementi shoegaze nel dream pop scenografico degli Hakubi di Kyoto. 


Blue Train degli Yukiguni è una perla di malinconia e tenerezza. 



Una certa idea di scenografici emotiva è condivisa davvero da quasi tutti questi gruppi. Anche e soprattutto dai soffici Soda Light


E dai Goat Life di Tokyo, che chiudono la nostra piccola collezione. 


Prima di lasciarvi però - visto che siamo in tema - non posso che consigliare un disco che ormai ha dieci anni ma è un tesoretto di dream pop poetico, da riscoprire assolutamente: Are You Happy New? degli Apple Light


18 maggio 2025

Tales Of Moon - The Meaning EP REVIEW

Thierry Haliniak, Maud Platiau Bourret e Olivier Boutry sono dei veterani della scena indie pop francese e da queste parti abbiamo parlato spesso delle loro produzioni (Meyverlin, My Raining Stars, Maud Anyways) sottolineandone sempre l'appassionata adesione a un mondo musicale - quello che fiorisce a cavallo fra '80 e '90 - che ha le chitarre al centro e la delicatezza atmosferica come principale dato stilistico. 

I tre si sono messi insieme per condividere un nuovo progetto, chiamato Tales Of Moon, che esordisce oggi sotto le insegne dell'ottima label di Brest Too Good To' Be True e non può che essere un condensato dell'attitudine morbidamente melodica e avvolgente che abbiamo già apprezzato nei loro lavori solistici. 

Se vi piace l'indie pop essenziale, raffinato e melodico, pieno di chitarre e synth, voci maschile e femminile che si intrecciano e drum machine - alla Club 8, per intenderci - non potrete che amare i 6 pezzi di questo ep, che stanno perfettamente in equilibrio fra echi dreamy quasi alla Slowdive (Shadows, che mi pare sia la quota Haliniak del lotto) ed una freschezza guitar pop di sbarazzina immediatezza (Bounded Hearts, il momento più catchy e riuscito del disco).  

13 maggio 2025

Say Sue Me - Time Is Not Yours EP REVIEW


Se è vero - come recita il titolo del singolo che dà il nome a tutto l'EP - che "il tempo non è nostro", allora capiamo perchè i Say Sue Me facciano passare anni tra un disco e l'altro: è evidente che le nuove canzoni hanno bisogno, per l'appunto, di un tempo che è loro e non interamente della band. E se parliamo della band di Sumi Choi, che da sempre mescola in modo programmatico perfezionismo ed essenzialità, capiremo meglio che i Say Sue Me non sono di quelli che battono il ferro finché è caldo, molto semplicemente perchè il loro ferro musicale è sempre incandescente. 

Con una carriera alle spalle che li ha collocati giustamente nell'olimpo dell'indie pop, i quattro coreani hanno aspettato tre anni a dare seguito a quel piccolo capolavoro che era The Last Thing Left, regalandoci ora un EP di cinque pezzi che farà da testa d'ariete per un tour che li porterà a breve in Europa e che testimonia in modo sempre più evidente come la band di Busan possieda il genere che suona con una disarmante capacità di modularlo e declinarlo in modo sempre nuovo ed efficace.

Prendiamo le canzoni dell'EP in ordine per farci un'idea chiara di tutti i punti cardinali dei Say Sue Me: il guitar pop sbarazzino e di floreale leggerezza di Time Is Not Yours; l'indie decisamente più obliquo e "americano" di Vacation (ibridato sempre con quel tocco sorridente che la band dissemina ovunque); il power pop denso di elettricità sognante di In This Mess, quasi sette minuti di cavalcata alla Ride che - parere mio - sono il vero landmark del disco; l'arrembante incrocio mesmerico fra psichedelia e shoegaze dello strumentale Mexico; il pop puro e semplice della delicatissima Bone Pink, con il suo timido ed emozionante crescendo jangly

Nei pezzi dei Say Sue Me si ha sempre l'impressione che non ci sia una virgola fuori posto e al contempo che tutto abbia una totale spontaneità: è sicuramente uno dei tratti principali della personalità del gruppo coreano. L'altro, quello predominante, è la fragorosa (e direi quasi gioiosa) bellezza delle chitarre: Sumi e Buyngkyu sono musicisti straordinari e riescono sempre a dare una tridimensionalità pazzesca ai loro strumenti. 

L'unico difetto allora sta nel fatto che, dopo cinque episodi, ne vorremmo subito altri cinque e l'idea che dobbiamo aspettare altri anni per il seguito è un po' inquietante.  

07 maggio 2025

SONGS & EPs MAY EDITION

Nella collezione di maggio un sacco di singoli favolosi: il ritorno dei mitologici The Bats sta davanti a tutti per lignaggio, poi il nuovo delizioso dei Beths e quello dei Blue Herons si prendono il podio, ma credetemi, stavolta c'è davvero tanta roba! 

A chiudere un minuscolo ep di cui mi sono innamorato, quello degli indonesiani Darlivie