Dicono i Bridge Dog di ispirarsi tanto all'estetica fuzzy dei Weezer quanto a quella dei (primi) Belle & Sebastian. Il che non è magari come mettere insieme ingredienti incompatibili, ma poco ci manca. Però, ascoltando le canzoni del loro EP d'esordio, è davvero evidente come i due artisti australiani (di cui non ho trovato i nomi) abbiano in effetti fatto di tutto per mescolare energia e tenerezza di stampo twee, unendo una grande esuberanza melodica (specialmente quando la voce è femminile) ad uno stile che riempie ogni fessura di una luminosa elettricità e di synth talvolta un po' ingombranti (Rearview Mirror). Il risultato sono sei pezzi che a tratti seguono la scia degli Alvvays (Gone South: grandissimo singolo ed episodio più a fuoco del lotto) e quasi ovunque vanno alla ricerca di una rotonda e cantilenante immediatezza che si esprime al massimo quando ogni ombra è cancellata dai bagliori accecanti di un dream pop dai colori pastello.
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