26 maggio 2023

SINGOLI (MAGGIO EDITION)

Maggio è stato un mese pieno di cose belle. Ecco la mia selezione!

Aprono i favolosi Bridge Dog (seconda volta consecutiva: band dell'anno?) e la perfezione dream pop di Sea Lemon. A chiudere due ritorni femminili super graditi: Nat Vazer e Lande Hekt. E ovviamente (poteva mancare?) c'è la nuova uscita di The Reds Pinks & Purples...


 





 

 

 

 

 


19 maggio 2023

LISASINSON - Un Añ​o De Cambios ALBUM REVIEW

A scorrere i titoli che negli ultimi decenni sono stati pubblicati dalla madrilena Elefant Records c'è davvero da perdersi: buona parte della scena indie pop spagnola ha gravitato e gravita da quelle parti, senza contare l'infinita serie di band europee che sono state lanciate dalla mitica label iberica per poi accasarsi da qualche altra parte. E' il motivo per il quale ogni nuova uscita della Elefant mi incuriosisce già in partenza: se c'è qualcosa di interessante da quelle parti, è quasi sicuro che passi dalla Elefant.

Nel caso delle LISASINSON, credo sia davvero la cosa più entusiasmante uscita dall'etichetta negli ultimi tempi. Se Perdona Mamà, l'album di debutto uscito un paio d'anni fa, metteva in luce il talento di una band a totale trazione femminile che ancora non sapeva ancora se essere riot girl punk o apertamente pop, Un Año De Cambios arriva - come recita anche il titolo - ad una sottile mutazione che da una parte ha tagliato metà del gruppo, incentrandosi oggi sulle sole Mìriam Ferrero (chitarra e voce) e Paola Barberàn (basso e voce), e dall'altra mette a fuoco lo stile LISASINSON ritagliando con sicurezza il suo posto da qualche parte fra le Bikini Kill, le Hinds e soprattutto i mai abbastanza celebrati conterranei Juniper Moon

In Un Año De Cambios ci sono dodici pezzi sfrontatamente uptempo, arrembanti, travolgenti e catchy fino allo sfinimento, leggeri della leggerezza inarrivabile dei vent'anni, pieni di chitarre fragorose, ritornelli immediati cantati e cantabili a squarciagola, dolcezza e graffi, rabbia e autoironia. Il tutto in una mezzora scarsa che non lascia un secondo di respiro, torrenziale e melodica, punk nello spirito e pop nei muscoli (o viceversa): Mochi, Cancion de Entretiempo, Mira Chico, Cuchillos, Todo Mal sono canzoni letteralmente micidiali nella loro programmatica semplicità: le due voci molto teen di Mìriam e Paula che giocano a inseguirsi e sovrapporsi, le chitarre che fioriscono subito di elettricità, la ritmica rapida ed essenziale, le liriche che sono fatte apposta per appiccicarsi addosso al primo ascolto. 

11 maggio 2023

Girlhouse - The Fourth EP REVIEW

Se mi chiedete qual è la singer songwriter americana più sottovalutata degli ultimi anni, vi risponderei senza ombra di dubbio Lauren Luiz. Utilizzando il moniker Girlhouse, Lauren ha pubblicato già diverse cose (qui trovate la recensione del suo primo EP, e qui quella del secondo), mettendo fin da subito a fuoco uno stile personale che fa senz'altro la corte al dream pop di Hazel English ma lo declina con il vigore di Soccer Mommy e con la passione deflagrante di Mitski. 

Nel tragitto di artistico di Girlhouse - parliamo dunque del terzo e soprattutto di questo quarto EP -  è ormai evidente che Lauren sta procedendo (in fondo è naturale) da una dimensione che era ancora "da cameretta" ad una più prodotta e generalmente più muscolare (il punk melodico un po' teen di gen x boyfriend, l'esplosione elettrica e catartica di Worth It, che è il climax dell'EP). Non è cambiata invece la innata capacità di creare crescendo di forte suggestione, di raccontare storie mettendosi a nudo con tanta onestà quanta ironia, di far scorrere ogni pezzo verso un ritornello di intelligente e travolgente orecchiabilità (You Don't Think About Me e Till I Do). 


06 maggio 2023

Crush - Past Perfect ALBUM REVIEW

Ci sono diverse buone ragioni per cui i Crush sono una band sorprendente. La prima è la loro provenienza - Graz, in Austria - che non è il primo luogo che ti viene in mente pensando ad una scena indie pop. La seconda sta nei modelli che il gruppo cita, Blondie, ABBA, Fleetwood Mac, Kate Bush, che inquadrano un'idea di pop con la p maiuscola e un periodo storico che sfora appena in quegli anni '80 che citano ormai più o meno tutti al giorno d'oggi ma non tutti sanno maneggiare con la cura necessaria. La terza - quella definitiva - sta nella capacità dei cinque austriaci di emanare una sensazione di floreale freschezza in qualsiasi cosa suonino, tanto che quegli stessi modelli (che un po' si sentono, certo, insieme a molti altri) sembrano sciogliersi come zucchero in un frullato multicolore e multivitaminico di totale piacevolezza melodica.

Diciamo subito che Christina Lessiak e i suoi compagni non hanno paura di viaggiare sempre con leggerezza appena sopra le righe, ma lo fanno con un'abilità tale e con uno spirito così libero da mostrare un'eleganza pop che pochi possono vantare, sfoggiando i vestiti variopinti di un guitar pop 

Nell'album - che è il secondo dei Crush, distante 5 anni dal precedente - ci sono ovviamente canzoni di grandissima forza: The Rush, che è la testa d'ariete del disco, gioiosamente uptempo e sfrontata come un singolo delle Bangles; Great Unknown, che sembra scritta sul margine dello spartito di Friday I'm In Love dei Cure ma poi prende una strada completamente diversa; Speed Of Light e Just Work No Play, che sono gli episodi più canonicamente indie pop del lotto e spingono sul pedale catchyness a tutto gas; Where Flowers Grow, che sta a metà fra i Cardigans e i The School e definisce bene il mondo dei Crush, sospeso fra le chitarre dei '90, i synth degli '80, la ruffiana raffinatezza del pop radiofonico dei '70 (ecco gli ABBA) e l'anima soul dei girl groups dei '60.