26 dicembre 2021

(Just Another) Pop Song ALBUM OF THE YEAR 2021

 


10


Supergruppo un po' atipico, i Fortitude Valley portano nel loro dna pezzi di Tigercats, Martha e Night Flowers, ma sono soprattutto il progetto di Laura Kovic ed il palcoscenico perfetto per le sue canzoni vivacemente power pop, piene di un travolgente buonumore luminosamente catchy. 

9

Semihelix - Recoil

Denso, potente, emozionate, duro e delicato al tempo stesso, leggero e insieme penetrante come una lama. E' Recoil dei texani Semihelix di Geannie Friedman, che potrebbero anche vincere il premio per la band meno etichettabile dell'anno. Al centro chitarre di marca nineties e intorno pochi fronzoli, ma ciò che colpisce è soprattutto una capacità di scrittura brillante e fuori dall'ordinario. 

8

Lurve - Lurve 

I pezzi dei Lurve sono così: come accendere una luce calda in una stanza fredda e oscura. La band russo/estone applica una estetica shoegaze - ipnotica e piena di sfumature - a un indie pop di essenziale, introspettiva, ruvida e quasi ritrosa delicatezza, che discende direttamente dai quarti di nobiltà dei Joy Division. 

7

Quivers - Golden Doubt

Gli australiani Quivers fanno un guitar pop che potremmo definire "canonico": pulito, lineare, intelligente e orecchiabile al punto giusto, sempre equilibratissimo negli ingredienti, dannatamente affidabile. E in più ci mettono il cuore e una straordinaria sensibilità, che di questi tempi non è che abbondino in giro. Golden Doubt è pieno di piccoli indie-anthems ricchi di chitarre spigliate e piacevoli armonie vocali. 

6

Fightmilk - Contender

I londinesi Fightmilk sono davvero un piccolo grande patrimonio power pop di cui pochi si sono accorti e Contender è un album che concentra in modo impressionante la loro sorridente forza comunicativa e il loro talento. Spirito punk e leggerezza, la gioia di suonare insieme, in una dozzina di pezzi travolgenti costruiti intorno al carisma di Lily Rae. 

5

Apartamentos Acapulco - El Año Del Tigre

Al terzo album, Angelina e Ismael hanno firmato il loro capolavoro, a coronamento di una carriera che già da anni ne mostra il valore ben oltre la dimensione locale della eccellente scena spagnola. La band di Granada si muove con una grazia aliena in quel terreno dagli orizzonti non inscatolabili che sta fra shoegaze, indie pop di derivazione post punk e dream pop, e mette uno dietro l'altro una serie di piccoli inni dalla forte suggestione emozionale, elettrici e cantabili, muscolari e raffinatissimi. 

4

Makthaverskan - For Allting 

La voce e la personalità pazzesche di Maja Milner, una blitzkrieg continua di chitarre postpunk e ritmiche uptempo, e quella capacità innata di costruire campate melodiche che si imprimono in testa al primo ascolto. Questi sono i Makthaversakan, e questo è il loro quarto album, il più prodotto della loro carriera, forse il loro più bello. La band di Malmoe è una macchina da guerra da sempre, e non lo scopriamo certo ora.

3

Fritz - Pastel

Tutta la straripante energia della 21enne australiana Tilly Murphy in nove canzoni che sfrigolano di elettricità statica e scintillano di una immediata e inaspettata dolcezza melodica. Possono ritmi uptempo e chitarre dalle rudi distorsioni trasformarsi nel dream pop più suggestivo e insieme disturbante dell'anno? Fritz - nella sua dimensione di quasi totale autoproduzione - ha fatto il miracolo.

2

Violet Cheri - Sölvesborg 

In un torrenziale mondo di emotività post-adolescenziale, da qualche parte nella grigia provincia svedese, l'eccentrico Daniel Hoff e la sua band distillano un formidabile guitar pop da ubriacatura alla festicciola del venerdì sera per nerd dal cuore d'oro. Se il rock serve a "smuovere i culi" e a stare meglio per lo spazio di una canzone, qui ce ne sono undici che fanno esattamente ciò che devono fare e lo fanno con una stonata e a sua modo romantica urgenza comunicativa, con una gioia straniante e coinvolgente.  

1

Massage - Still Life

Alex Naidus, Andrew Romano, Gabi Ferrer, Natalie De Almeida e David Rager hanno racchiuso in dodici luminose canzoni tutta la passione che da anni dedicano (in questa e in altre band) a costruire un indie pop legatissimo a tutti i suoi modelli del passato e al contempo fresco e profumato come una brezza di primavera californiana. Still Life, con la sua sognante gentilezza jangly, con le tre voci che si alternano di episodio in episodio, con la sua calma leggerezza così eterea e insieme così concreta, con la sua benefica morbidezza melodica, con le sue carezze di serena malinconia, è un album fatto per curare ogni tipo di ferita in chi lo ascolta. 

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